di Mattia Sangiuliano
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Un monatto |
C'era una volta un tizio,
forse sono io, che dopo due anni di attesa, e un disguido nella banca
dati ospedaliera che non aveva registrato i suoi recapiti, un giorno
di gennaio 2015 viene finalmente operato al varicocele. Alleluia.
Lo spermiogramma viene
prenotato per l'autunno dello stesso anno. La visita per l'autunno
del 2016!
Il giorno dello
spermiogramma, tra parentesi: costato 46€, fuori parentesi: la
pugnetta più costosa della sua vita, parlando con la caposala
ottiene di fare la visita di controllo di lì a una decina di giorni.
Il giorno della visita,
costata 22€ (le cifre sono arrotondate non tenendo conto dei
centesimi), presso l'ambulatorio G dell'ospedale, viene fuori che la
visita, pagata qualche minuto prima non era stata calendarizzata. La
visita, però, potrà avere ugualmente luogo, dopotutto è stata pagata.
Il primario, perché
stiamo parlando di un primario che ha anche sottolineato questa
carica – non ruolo nell'ambito ospedaliero, attenzione, ma vera e
propria CARICA visto l'enfasi con cui ha sottolineato tale posizione
– prende in mano lo spermiogramma dopo qualche distratta domanda
tra la cortesia e l'interesse dello specialista (Quanti anni? che fai
nella vita? Di che anno sei? Cosa studi? Quanti anni hai?) dice che
va bene e che il visitato dovrà fare entro un anno, eventualmente,
ancora una volta questo esame. Il primario, dopo questa breve
consulenza fa per congedare il visitato.
Il visitato, visibilmente interdetto, accenna che
quella “visita” gli era stata consigliata, il giorno
dell'operazione, come accertamento. Il primario rilancia invece con
un'ecografia che il “visitato” dovrà prenotare per conto suo per
verificare se la partita è chiusa e, dispensando consigli di
sacrosanta prevenzione (bevi acqua, mangia frutta, non fumare le
droghe: fanno seccare i coglioni – perché forse iniettarsele li
reidrata? nda) il primario accompagna il “visitato” alla
porta.
Fine.
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