recensione di Mattia
Sangiuliano
Raccogliendo
la richiesta d'aiuto di Madame Trelkovski, Dylan Dog dovrà indagare
sul misterioso spirito di una ragazza i cui tormentati resti mortali
non le consentono di trovare requie in un agognato eterno riposo.
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Particolare della copertina di Gigi Cavenago; citazione dell'album Sgt Pepper's lonely hearts club band dei The Beatles |
La famiglia è importante, vuole ricordarci in più di una toccante storia un personaggio come Dylan Dog; lui che, a livello familiare, non ha certo avuto un'infanzia così idilliaca (ad esempio QUI) deve confrontarsi con l'altra faccia dei legami di sangue. La famiglia è il luogo in cui viviamo, nasciamo e (si spera il più tardi possibile) moriamo. Al suo interno partecipiamo a gioie e dolori in parti variabili; luogo di condivisione e di intrighi ne assimiliamo, il più delle volte – nel bene o nel male –, il retaggio.
Il primo stare nella
società passa attraverso la famiglia, attraverso i messaggi e i
valori che questa veicola. Come ci mostra Dylan la famiglia è anche
il luogo in cui si avvinghia, in spire soffocanti, la matassa
dell'incubo. L'orrore di questo mese, scritto da Riccardo Secchi,
si muove su due sferraglianti binari paralleli: mettendo in scena un
riuscito intreccio. Due vicende apparentemente slegate si dissolvono
l'una nell'altra, salvo ricongiungersi infine nell'epilogo della
storia.
Due sono anche i disegnatori chiamati a occuparsi di questo albo; Valerio Piccioni, alle matite, e Maurizio di Vincenzo, agli inchiostri. Queste sei mani traspongono in fumetto il viticcio di trama, flashback e intrusione paranormale. La storia affonda le sue radici in un omaggio di sangue che riporta alla ribalta alcuni fatti di cronaca – della più nera, nda – facendo entrare in scena una macabra figura ancora vivente: Charles Manson. E il lascito efferato della sua ben nota “Famiglia”.
I disegni oscillano dalla dimensione trasognata del flashback a quella del fenomeno paranormale presentato prima nel suo dolore più estremo e, poi, nella sua più disarmante e infelice innocenza; Valerio e Maurizio approdano infine ad una felice rappresentazione di abiti e costumi – nonché di stilemi musicali – che portano l'impronta degli anni '60 e della loro Summer of Love. In questa ambientazione si muove il seme di una follia emulativa apparentemente irrazionale.
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